La barca-palestra, così i ragazzi del Chiodo
salvano un gozzo e crescono sulla via del lavoro
Un gozzetto a rischio demolizione, una scuola impegnata a formare ragazzi per il comparto industriale vocato al mare; due prospettive che da parallele sono diventate convergenti con benefici reciproci: il salvataggio del piccolo scafo, la crescita dei ragazzi, quelli del corso Allestitori nautici dell’istituto professionale Chiodo-Einaudi della Spezia
Sono stati loro ad occuparsi della rinascita della banchina di poco più di 4 metri, guidati da un maestro d’ascia di lungo corso, Eugenio Bonanni, per l’occasione salito in cattedra a dispensare saperi manuali. La storia era iniziata con un appello struggente via whtas app. “Questa barca, trasferita nella cava, delle Grazie sta per essere distrutta da una ruspa. E’ malandata ma ancora recuperabile. Ordinate e bordi qua e là hanno ceduto. Ma il fasciame in lamellare incrociato ancora regge. Sarebbe da salvare, magari coinvolgendeo dei ragazzi e valorizzando il loro lavoro col Cantiere della Memoria…”. Ce lo aveva scritto il modellista Ornello Ferraresi il 3 luglio del 2024. Dall’Sos al giro di telefonate il passo era stato breve. E altrettanto veloce la prospettiva aperta: la consegna all’istituto professionale Chiodo per diventare palestra formativa e barca di rappresentanza. A cogliere al volo l’opportunità era stato il professor Luca Liguori, delegato alle relazioni esterne, generando una prima soddisfazione, quella di Euro Belloni, armatore e custode della barca per tanti anni fino a maturare il proposito della demolizione per far posto all’ormeggio ad una barca più grande.
Risale al primo agosto scorso il trasferimento della barca, al traino di jeep, alla sede della scuola spezzina in via XX settembre. Ed ecco le prime foto che documentano il restauro del gozzo. Purtroppo, allo stato, si ignorano il costruttore e gli amatori precedenti ad Euro; lui, cinque anni fa, lo ebbe per il tramite di un amico che lo ottenne, a sua volta, dal suocero che lo recuperò sgombrando un capannone alla Spezia. E’ noto solo il nome: Louise, lo stesso della nipotina di Euro, figlia della figlia Milena che è nipote del maestro d’ascia Luigi Bello, orgogliosa del nonno, figlio Rino e a fratello di Sergio e Nino, tutti maestri d’ascia che hanno lasciato questo mondo; anche così si conserva la loro memoria … Lunga vita a Louise, grazie ai futuri allestitori nautici dell’istituto professionale. Prossimamente andremo ad incontrarli per scattare altre foto e documentare lo sviluppo del lavoro con l’obiettivo di montare un video. Ciò secondo il leit motiv del Cantiere della Memoria: sostenere la formazione professionale per la costruzione e il restauro delle barche di legno. Lo abbiamo fatto in passato e continuiamo a farlo con i ragazzi del Cisita (vedi l’operazione-Palinuro), interagendo col maestro d’ascia Francesco Butta. Ora anche con i ragazzi del Chiodo, relazionandoci con Eugenio Bonanni, maestro d’ascia di lungo corso che avevamo conosciuto a apprezzato al Cantiere Valdettaro.
Articolo di Corrado Ricci



0